Affinché sorgano nuovi modelli di progresso abbiamo bisogno di «cambiare il modello di sviluppo globale» (Papa Francesco, Laudato Si’ 194)
Il consumismo, l’attuale modello di sviluppo, sta portando l’Umanità ed il pianeta Terra al collasso, così non può più funzionare: è inevitabile ed urgente un cambiamento drastico di direzione.
È necessario adottare un modello di crescita sostenibile per il pianeta, più equo e più attento alle esigenze di sviluppo dell’uomo e più in generale di tutta la Biosfera. Non possiamo sbagliare direzione perché le conseguenze sarebbero irreversibili e catastrofiche.
COSA SI INTENDE PER “MODELLO DI SVILUPPO”?
Un modello di sviluppo è un sistema scientifico che ha il proposito di orientare la crescita futura della società verso un obiettivo prefissato (Vision). Può essere espresso da una serie di equazioni matematiche che collegano le diverse variabili economiche e sociali per poter prevedere le conseguenze delle possibili scelte da intraprendere (Mission).
Possiamo immaginare il modello di sviluppo come una sorta di bussola che, data la nostra posizione e la destinazione che abbiamo prescelto, ci indica ad ogni bivio la direzione giusta da prendere e le direzioni sbagliate da evitare.
ESISTONO DIVERSI MODELLI DI SVILUPPO?
La Vision di un modello corrisponde ai valori essenziali che il modello riconosce (ricchezza, libertà, uguaglianza, generazione della vita, benessere della persona, rispetto e cura dell’ambiente…), valori che condizionano ed indirizzano tutte le scelte politiche.
Numerosi modelli di sviluppo sono stati formulati in passato da vari economisti. Tuttavia, perché un modello possa essere applicabile nella realtà, deve essere anche basato su di un solido fondamento logico-matematico, i cui principi devono poter essere applicati in qualsiasi luogo ed in qualsiasi circostanza, ovvero il modello deve avere una validità scientifica ed universale.
Al momento, solo pochi modelli rispondono a tutti questi requisiti. 2
QUAL’È IL MODELLO DI SVILUPPO PIÙ DIFFUSO OGGI NEL MONDO?
Il modello ampiamente più diffuso nelle principali nazioni del mondo è quello orientato alla ricchezza ed al consumo. La strada indicata è la continua crescita delle quantità prodotte e consumate, al fine di conservare o incrementare l’efficienza della produzione industriale.
La concorrenza ed i mercati finanziari orientano gli investimenti quasi esclusivamente in funzione della crescita dei profitti.
I parametri di misurazione del successo sono essenzialmente tre: il prodotto interno lordo (PIL), la rendita del capitale investito ed il tasso di occupazione. La persona ha valore solo in funzione della sua capacità produttiva e della sua capacità di consumo.
IL MODELLO BASATO SU RICCHEZZA, PRODUZIONE E CONSUMO FUNZIONA?
La crescita costante delle quantità prodotte, necessaria all’aumento dei profitti, richiede quantità sempre maggiori di energia, un utilizzo sempre più alto di materie prime ed una crescita costante del numero dei consumatori o dei consumi pro capite.
Sono ormai tutti concordi nell’affermare che tale sviluppo non sia sostenibile dal pianeta Terra, sia per la limitazione oggettiva di molte risorse non rinnovabili, sia per l’inquinamento generato dai processi di produzione e dagli scarti non biodegradabili prodotti al consumo.
Immaginiamo di possedere un bosco e di tagliare ogni anno il 10% degli alberi. Dopo 10 anni, avremo tagliato tutto il bosco. Ma gli alberi impiegano 20 anni per tornare all’altezza di quelli tagliati: dovremo dunque fermarci per altri 10 anni oppure tagliare alberi più giovani ottenendo la metà della legna precedente. Si capisce? Si possono prendere provvedimenti per ritardare il collasso che tuttavia resta inevitabile.
Inoltre, questo modello considera l’uomo esclusivamente come produttore e consumatore, pone al centro dell’attenzione il denaro e genera sempre maggiori squilibri tra ricchi e poveri.
La qualità della vita ed il benessere sono gravemente compromessi dallo stress, dalla competizione estrema, dalla necessità di apparire sempre giovani ed efficienti. Il ruolo della famiglia è progressivamente ridotto, perché il ruolo educativo dei genitori è trascurato. Si lavora spesso anche di sabato e di domenica. L’oggi è prevalente sul domani in ogni scelta, mentre nascono sempre meno bambini e la popolazione invecchia. 3
ESISTE UN MODELLO DI SVILUPPO ALTERNATIVO PIÙ EQUO E SOSTENIBILE?
Sì, esiste un modello alternativo. Si chiama Life giving Life (Vita che genera Vita). È un modello conosciuto, con matrici e formule logico matematiche valide universalmente. Come dice il nome, questo modello si basa su leggi universali che fanno riferimento alle leggi della natura e della vita biologica.
I valori di riferimento sono quelli della Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica, ampiamente condivisi anche in ambienti laici. Non più la ricchezza come obiettivo ma la dignità della persona umana ed il rispetto della vita. Non più la competizione estrema ma la solidarietà. Non più lo stato onnipresente ma la sussidiarietà. Non più il bene mio o tuo o di nessuno, ma il bene comune da custodire, curare e salvaguardare. Questo modello difende e promuove la famiglia, dove la vita viene accolta, protetta e proiettata nel futuro, luogo privilegiato dove si apprendono i principi essenziali della vita sociale: fraternità, condivisione, rispetto dell’autorità e dell’ambiente.
Produzione a livello locale (Km 0), riduzione degli sprechi, economia circolare, energia rinnovabile, rispetto dell’ambiente e della biodiversità, massima autonomia gestionale delle comunità locali e molto altro.
SARÀ MAI POSSIBILE ADOTTARE QUESTO MODELLO LIFE GIVING LIVE?
I poteri forti di questo mondo (finanza, industria, politica) e le loro potenti lobbies faranno guerra aperta a questo modello. Non è pertanto possibile aspettarsi che questo modello venga adottato dall’alto.
È possibile che questo drastico cambiamento cominci a prendere piede in piccole comunità locali, piccoli comuni, associazioni di quartiere, associazioni familiari, collegate in una rete per scambiarsi esperienze, suggerimenti, errori.
Si tratta di fare un po’ i pionieri di un nuovo mondo. In passato questo ruolo fu svolto dai monasteri benedettini, dove uomini (e anche donne in separata sede) vivevano l’esperienza della condivisione, ottimizzando la produzione in base alle proprie necessità, avendo cura dei beni comuni, accogliendo i forestieri. Tutto questo mentre intorno a loro l’Impero Romano si dissolveva pezzo dopo pezzo.
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