2.2 C
Milano
sabato, Febbraio 15, 2025

Ripensare il Modello Economico dal PIL al Benessere Sostenibile

Introduzione

Negli ultimi decenni, l’idea di misurare il progresso di una società attraverso il semplice incremento del Prodotto Interno Lordo (PIL) è stata messa in discussione da economisti, leader politici e organizzazioni internazionali. Il PIL, pur fornendo un’istantanea della crescita economica, ignora però aspetti cruciali del benessere umano e della sostenibilità ambientale. Come già affermava Robert Kennedy nel 1968, il PIL misura tutto, tranne ciò che rende la vita degna di essere vissuta ovvero l’amore, la giustizia, la salute e la qualità delle relazioni. 

In questo articolo, si indagheranno i limiti del PIL e si presenteranno alcuni possibili modelli alternativi di misurazione che abbracciano una visione più ampia e integrata del benessere, fondata sui principi dell’economia del bene comune. 

L’obiettivo è quello di ripensare il modello economico, promuovendo un paradigma che metta al centro la persona, l’ambiente e la coesione sociale, per una prospettiva  di benessere equo e sostenibile.

Limiti del PIL come Misura del Progresso

Il PIL fu sviluppato durante la Grande Depressione da Simon Kuznets come strumento per misurare la produzione nazionale americana, ma fin dagli inizi Kuznets espresse dubbi sulla sua efficacia come indicatore del benessere sociale. Il PIL misura la somma dei beni e dei servizi prodotti, ma non tiene conto della qualità della crescita, né degli impatti sociali e ambientali della produzione. Ad esempio, esso include attività che possono essere dannose per la società, come la produzione di armi o il dispendio in cure sanitarie derivanti da incidenti stradali, senza distinguere tra contributi positivi o negativi alla qualità della vita.

Il discorso di Robert Kennedy dell’anno 1968 è emblematico in questo senso. Egli evidenziò che il PIL conta i costi delle serrature per le nostre porte, i costi delle prigioni e le spese per armamenti, ma ignora la salute delle famiglie, la qualità dell’educazione e la bellezza dell’ambiente. Questo approccio unidimensionale tende a concentrarsi unicamente sulla crescita economica. 

Indicatori Alternativi al PIL

Negli ultimi anni, si è sviluppato un movimento globale per trovare misure alternative al PIL che possano riflettere un concetto di progresso più ampio e inclusivo. Tra le iniziative più importanti vi è il progetto “Beyond GDP” dell’Unione Europea, che mira a incorporare indicatori di benessere sociale, ambientale e qualità della vita.

Tra gli indicatori alternativi emergono:

  1. Indice di Sviluppo Umano (HDI): Creato dall’UNDP, combina PIL pro capite, aspettativa di vita e livello di istruzione per fornire una misura del progresso umano più complessa.
  2. Benessere Equo e Sostenibile (BES): Iniziativa italiana, sviluppata da ISTAT e CNEL, che misura dodici domini, inclusi salute, istruzione, ambiente e benessere economico, per fornire un quadro completo del benessere sociale.
  3. Felicità Interna Lorda (FIL): Utilizzato in Bhutan, misura il benessere sulla base di nove domini, tra cui la salute psicologica, il benessere ambientale e la vitalità della comunità.

Il Rapporto Stiglitz e il Cambio di Paradigma

Il “Rapporto Stiglitz” del 2008 rappresenta una pietra miliare nel dibattito sugli indicatori di benessere. Commissionato dall’allora Presidente francese Nicolas Sarkozy, il rapporto evidenzia i limiti del PIL e propone 12 raccomandazioni per migliorare la misurazione del benessere sociale. Tra queste, l’importanza di misurare il reddito disponibile delle famiglie, la distribuzione della ricchezza e l’inclusione di indicatori di sostenibilità ambientale​.

Questa riflessione ha portato a un’ampia revisione degli strumenti di misurazione economica, riconoscendo che la vera ricchezza di una nazione non può essere catturata da un solo numero che ignora il capitale sociale, il benessere umano e la qualità dell’ambiente.

Dal PIL al Benessere Sostenibile

L’adozione di indicatori di benessere sostenibile rappresenta un cambio di paradigma necessario per rispondere alle sfide del XXI secolo. In un mondo afflitto da crisi ambientali, disuguaglianze crescenti e insicurezza economica, il successo di una nazione deve essere misurato sulla base della sua capacità di garantire una vita dignitosa e sicura per tutti i suoi cittadini.

Enrico Giovannini, ex presidente dell’ISTAT, ha sottolineato come il PIL non sia in grado di rappresentare adeguatamente il progresso di una società. Ha evidenziato l’importanza di sviluppare una nuova visione di sviluppo, che tenga conto della sostenibilità ambientale, della salute pubblica e della coesione sociale.

Indicazioni e Suggerimenti per i Decisori Politici

Per affrontare le sfide complesse del nostro tempo, è fondamentale che i decisori politici adottino un approccio integrato e lungimirante, superando il tradizionale paradigma basato sulla crescita del PIL. Occorre implementare politiche orientate al benessere sostenibile, che promuovano la salute pubblica, la tutela ambientale e la riduzione delle disuguaglianze sociali. Investire nell’istruzione, nell’innovazione verde e nell’economia circolare può trasformare il nostro Paese in un modello di sostenibilità. È essenziale promuovere una maggiore partecipazione dei cittadini, favorendo processi di democrazia partecipativa, per costruire politiche che rispecchiano i reali bisogni delle comunità. Infine, l’adozione di nuovi indicatori di benessere, come il BES e l’Indice di Sviluppo Umano, può guidare il governo verso decisioni più informate e orientate al bene comune, garantendo un futuro più equo e resiliente per tutti.

Ripensare il modello economico dal PIL al benessere sostenibile significa adottare un approccio che metta al centro la persona, l’ambiente e la comunità. Come affermò John F. Kennedy, il progresso di una nazione dipende dalla partecipazione attiva dei suoi cittadini e dalla loro capacità di contribuire al bene comune. Non è sufficiente perseguire la crescita economica senza considerare le implicazioni per la qualità della vita, la giustizia sociale e la sostenibilità ambientale.

L’economia del bene comune propone una visione più ampia e integrata dello sviluppo, che si fonda su valori di solidarietà, equità e rispetto per il pianeta. Passare dal PIL a nuovi indicatori di progresso significa costruire un’economia che non solo crea ricchezza, ma promuove anche la prosperità, il benessere e la dignità per tutti.

Related Articles

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Stay Connected

167FansLike
23SubscribersSubscribe

Latest Articles