I titoli dei giornali danno spazio all’insediamento di Trump come 47° presidente degli Stati Uniti d’America e si sprecano ipotesi su come potrà essere il rapporto tra l’Europa e gli USA.
In evidenza il fatto che l’unico leader politico europeo al governo del proprio paese presente alla cerimonia di insediamento è stata Giorgia Meloni. Qualcuno sottolinea che Meloni ha comunque telefonato alla Von der Leyen prima di partire per andare alle cerimonia di inizio mandato di Trump. Qualche altro ipotizza un ruolo di punta in Europa per Meloni , qualche altro segnala i rapporti sia di Trump che di Musk con i rappresentanti di estrema destra d’Europa, persino con i neonazisti tedeschi, come qualcuno li definisce, quelli di AfD.
Se poi si va ad approfondire si scopre che solo una corrente del partito tedesco è posta sotto osservazione, la fazione “Der Flügel” a causa delle posizioni assimilabili al neonazismo. AfD attualmente sembra comunque essere il terzo partito tedesco per i posti conquistati nel parlamento federale della Germania. Nelle prossime elezioni si vedrà.
Perché dare qui tutto questo spazio ad AfD? Perché il partito è contro l’Unione Europea. E la Germania, con la Francia e la nostra Italia, è uno dei principali Paesi fondatori dell’Unione Europea.
La politica dell’attuale governo italiano nei confronti dell’Unione Europea come può essere definita? Il nostro presidente del consiglio, Giorgia Meloni, ha ottenuto (?) un posto di vice-presidente per Raffaele Fitto. Almeno questa è la vulgata.
Fitto ora è uno dei 5 vicepresidenti e dovrà occuparsi di coesione e riforme.
Riforme. Vi è la consapevolezza che i meccanismi politici dell’Unione Europea vanno modificati alla ricerca di una maggiore capacità di azione collettiva unitaria. Il tema va ad incrociarsi con un altro fatto relativo alla partecipazione alle elezioni del Parlamento Europeo da parte dei vari corpi elettorali: meno del 50% degli elettori ha ritenuto di recarsi a votare per eleggere i propri rappresentanti (almeno qui in Italia) confermando una crisi profonda delle democrazie europee. Il trattato di Lisbona è ciò che sostituisce la Costituzione dell’Europa, a suo tempo bocciata dai francesi e dagli olandesi (e ci sarebbero riflessioni da fare in proposito, tante).
Oggi, e domani ancor di più, abbiamo bisogno di costruire nuovi pezzi dell’Europa comune. Alcuni sostengono che dobbiamo arrivare finalmente ad unificare gli eserciti, tutti i corpi militari non solo unificando gli armamenti ma unificando l’organizzazione dei corpi militari: la realtà che sta imponendo questa soluzione è la guerra in Ucraina da una parte e dall’altra la recente elezione di Trump che richiede agli stati europei di giungere al 5% del loro PIL a supporto della Difesa, degli investimenti nei corpi militari e nelle loro attrezzature. Finora i membri della NATO avevano l’indicazione del 2% del PIL, mai rispettata da alcun paese europeo. L’America di Trump non è più disposta a finanziare più dei ⅔ della spesa complessiva per la NATO.
E questo ci pone un problema di fondo. Bisogna continuare nella Alleanza o farsene una ragione ed abbandonare il progetto? Ragionamento che vale anche per le Istituzioni comunitarie dove è di tutta evidenza che negli ultimi 5 anni si sono sviluppate politiche parallele degli Stati membri , ciascuno con i propri interessi di parte.
Noi, di Solidarietà, siamo convinti che non è quella la strada. Pensiamo che sia necessario tentare di rifondare l’Europa basandosi sulla constatazione che per reagire al progredire delle condizioni negative per il genere umano (tipo aumento delle temperature e conseguenti cambiamenti climatici) si debba partire dalla base, ovvero dalla persona umana riconoscendo la centralità della Vita. Vita che dà Vita. Questo è un pensiero che non sembra essere presente nel dibattito attuale tra i Paesi europei orientati purtroppo a una visione pessimista della realtà: non solo la guerra in Ucraina con quello che significa praticamente – uno scempio dell’umanità con distruzioni quotidiane e morti civili e militari a migliaia.
Se negli anni 80 abbiamo sperato che l’Unione europea fosse portatrice di quei valori comuni che riconoscevano in tutte le Nazioni e i popoli dell’Europa continentale, al di là degli Stati, ora , amaramente, dobbiamo vedere come le politiche si orientino verso l’aumento delle conflittualità a difesa di interessi nazionali e non più europei. L’Europa che si affaccia in questi primi 25 anni del secolo è una Europa triste, infelice, provata e curva sotto il peso di un conflitto nel suo territorio continentale, e così anche i suoi cittadini. Lontani sono i tempi in cui essere cittadini europei era un valore condiviso oltre i confini degli Stati.